da sabato 28 a domenica 29 ottobre 2017
ore 21.00 sabato; ore 18.00 domenica.
durata: 50′


scritto e diretto da Peppe Fonzo
con Luigi Credendino
assistente alla regia Katiuscia Romano
produzione Magnifico Visbaal Teatro
durata 50′

Selezione Torino Fringe Festival 2017

Un lavoro ispirato a un personaggio immenso dell’opera Eduardiana: Filumena Maturano. Uno spettacolo che dissacra quest’icona, toglie, nega, sottrae, mettendo in scena una vita parallela, altra e (im)possibile di una Filumena declassata di grado e di spessore, trasformata in un alter ego nero senza scrupoli, senza obiettivi, senza meta. Una riscrittura al “maschile” che apre scenari inediti sul un mondo già ampiamente frequentato da grandi autori, ma in riferimento al genio di Eduardo ricontestualizza in maniera inevitabilmente tragica e comica allo stesso tempo – come sempre fa la napoletanità dei travestiti – una storia di dolore e di sberleffo, di amore e risentimento, di patimenti e vendette. Nasce “una” Medea senza coscienza, un anima in pena, una persona umiliata che si è lasciata andare, seduta su una sedia guarda il pubblico come dal quadrato di un ring, è un combattimento, un interrogatorio, un circo, lei in mezzo è l’attrazione. Il testo gioca sul filo del rasoio spostando il baricentro e mettendo in evidenza la distanza tra due “signorine” di epoche diverse: quella di oggi che vive in un contemporaneo di “munnezza”, alienazione, rassegnazione, ignoranza, angoscia; e quella della favola borghese Eduardiana, un archetipo che pare ormai lontano.

Note di regia

Cosa sarebbe successo se la Madonna non avesse risposto a Filumena nella scena clou del dramma Eduardiano? Come avrebbe reagito Filumena a quel mutismo? Come si sarebbe svolto il dramma senza alcuna risposta? “E figlie so figlie” fa dire Eduardo alla domanda decisa che Filumena porge alla Madonna quando impreca urlando “Sto parlanno cu te… Rispunne!!!” E proprio in questo vuoto, in quest’assenza nasce Fuje Filumena, un’opera provocatoria, dissacrante, che vuole umanizzare, sporcare, portare ai nostri livelli un’icona, una “Santa” del teatro del novecento italiano e mondiale. Un ulteriore volteggio di questa Filumena consiste nel fatto che lei non è più una donna ma un uomo, “nu femmeniello” come si dice a Napoli, che percorre parallelamente le vicende della “mamma delle mamme” per cadere rovinosamente a terra perché non ha diritto ne’ possibilità di avere una famiglia come tutte le altre La nostra Filumena è ferma in una sospensione, un baratro in cui rivive, riesuma, cancella con energia potente attraverso parole disarmanti che come una droga velenosa arrivano lentamente, tramano dal di sotto, strusciano, incollano e trasportano.