locaninda-tram-a3-emigranti-2000da giovedì 15 a domenica 18 dicembre 2016
ore 21.00 (dal giovedì al sabato); ore 18.00 (domenica)
durata: 90′


di Slawomir Mrozek
con Denis Fontanari, Andrepietro Anselmi
assistente Chiara Benedetti
scenografie Federica Rigon
regia Giuseppe Amato
produzione AriaTeatro, Pergine (Trento)

In una città straniera due emigranti sono costretti a trascorrere la loro vita nella squallida e desolata stanza del sottoscala dove convivono. Non viene definita la città ne lo Stato di appartenenza perché è una storia dedicata a tutti gli Emigranti che, lontani dalla propria terra di origine, cercano riscatto. I due protagonisti della storia, lasciano la loro terra per motivi diversi: uno fugge verso qualcosa e l’altro fugge da qualcosa. Fin da subito si capisce che i due personaggi sono agli antipodi per estrazione sociale, culturale, speranze e stile di vita. L’uno incarna la figura dell’ironico intellettuale socialista, di quelli che rimarcano la propria superiorità rispetto alla massa incolta e ignorante, personificata dal coprotagonista operaio. Qualsiasi avvenimento quotidiano, come la passeggiata pomeridiana, il lavoro, il cibo, le feste, diventa per i due motivo di confronto, discussione e scambio di idee quasi a voler marcare ancora di più la diversa provenienza sociale dei protagonisti. Due mondi che normalmente non si sarebbero mai incontrati vengono così accostati dalla necessità e dalla condizione di emigrante.

Note di regia

Gli Emigranti è sicuramente il testo teatrale più amaro di Slawomir Mrozek, racconta con una vena umoristica alcuni aspetti del mondo delle persone che lasciano la propria terra alla ricerca di una vita migliore. La libertà, la politica, l’uguaglianza, sono i temi che risuonano in tutto il racconto. L’intera opera si svolge in un sottoscala serrato, senza finestre, dove i rumori dei piani superiori e del mondo esterno, che si muove e vive, vengono amplificati e trasmessi attraverso i tubi di scarico, le condutture dell’acqua, i tubi dell’aerazione. I protagonisti si sentono come dei microbi all’interno del ventre, dei topi in gabbia che osservano dal basso verso l’alto, degli animali intrappolati dai tempi, dalla società, dalla crisi e dall’utopia di ciò che sarà, ma non avverrà mai. Due personaggi agli antipodi, differenti in pensieri e gesti, che nel corso dell’opera si riconoscono involontariamente amici pronti ad aiutarsi e a confortarsi quando il mondo al di fuori del loro “rifugio” li isola, lasciandoli nella loro sporcizia a mangiare cibo per cani.