L’ISOLA DEGLI INVERTITI

da venerdì 15 a domenica 17 novembre 2019
giovedì e venerdì: ore 21.00 – sabato: ore 19.00 – domenica: ore 18.00
(lo spettacolo non andrà in scena giovedì 14)


di Antonio Mocciola
con Giovanni Esposito, Bruno Petrosino, Andrea Russo
regia di Marco Prato

Sull’isola di San Domino, nelle Tremiti, dal 1939 al 1945, vennero confinati come “pericolo per la pace sociale”, decine di omosessuali. Condannati per la loro natura, all’epoca considerata riprovevole malattia. Un ghetto di stato rimosso dalla memoria collettiva, la cui storia torna ora alla luce con uno spettacolo scritto da Antonio Mocciola, da sempre attento a tematiche sociali, specie nel campo dei diritti civili.
Dopo un’accurata ricerca esegetica su documenti riservati e inediti reperiti negli archivi di stato in collaborazione col prof. Cristoforo Magistro, Antonio Mocciola ha ricostruito vicende sepolte nel tempo, che la storiografia ha cercato di cancellare, con la complicità dei protagonisti di questo “olocausto bianco”, travolti dalla vergogna e desiderosi solo di essere dimenticati. Nasce così “L’isola degli invertiti”, epiteto con cui, insieme a “pederasti”, venivano bollati gli omosessuali, ma anche i sospettati di esserlo. Torna alla luce, con uno spettacolo teatrale duro ed originale, un’Italia beghina ed ipocrita, terrorizzata dal “diverso” e così lontana da quella odierna. Oppure no?Alla fine degli anni ’30 partì, su ordine del PNF ma anche per iniziative iper-zelanti di alcune questure locali (in primis quella di Catania) una spietata caccia all’omosessuale, vero o presunto. Una mattanza che porterà al confino, soprattutto nelle remote Isole Tremiti, centinaia di “invertiti”. In questo olocausto silenzioso – l’omosessualità non era ufficialmente punita dal nostro codice penale semplicemente perché non se ne ammetteva neppure l’esistenza – si intrecciano le vicende di Modesto e Vito, due personalità opposte. Fascista convinto, padre di due figli, represso e violento l’uno, sarto esuberante, gioviale, risolto nei propri gusti, e felicemente effeminato l’altro. Si conosceranno in una sala da ballo, scoccherà la scintilla, ma dopo la delazione della moglie di Modesto si troveranno entrambi prima in questura, dove avranno atteggiamenti ancora una volta opposti alle accuse del questore Molina, e poi alle Tremiti, confinati, e separati da un muro ideale, che si abbatterà una volta liberati, alla fine della guerra. I loro corpi vivranno come le loro anime: allacciati e bollenti nel primo quadro, nudi e smarriti davanti al fuoco delle accuse nel secondo, laceri e distanti, ma paradossalmente finalmente liberi, nel terzo, in cui – ormai condannati – potranno liberare la loro vera identità, che sarà sorprendentemente opposta rispetto a quando li abbiamo conosciuti.